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Thriller psicologico con una perfetta ricostruzione del clima e delle emozioni degli scacchi agonistici

La regina degli scacchi di Walter Tevis (titolo originale "The Queen's Gambit"), da cui è stata tratta l'omonima e fortunata miniserie di Netflix, è un interessante romanzo che gli amanti del gioco degli scacchi hanno la fortuna di poter apprezzare meglio di un qualsiasi lettore. Gli scacchi sono infatti l'elemento centrale intorno al quale si sviluppa la crescita psicologica e morale della protagonista Beth Harmon dall'infanzia alla maturità.

Beth è un'orfana di 8 anni, chiusa in se stessa e apparentemente insignificante, che impara a conoscere il gioco degli scacchi grazie al custode dell'istituto in cui vive. Beth ha un talento naturale per gli scacchi che per lei dapprima rappresentano un sollievo, un modo per evadere dalla triste vita dell'orfanatrofio ma poi, scoprendosi decisamente superiore agli adulti che incontra, diventano lo strumento della speranza e del riscatto mediante una precoce ascesa verso il vertice del mondo scacchistico americano e internazionale, che ovviamente le cambia radicalmente la vita.

Questo riscatto avviene non senza difficoltà: andando avanti nel suo percorso, partite e tornei sono sempre più impegnativi, generano tensione psicologica ed il talento puro non basta se non accompagnato da applicazione e molto studio; Beth ha inoltre una personalità estremamente fragile, per la carenza di affetti nell'infanzia e per le sue insicurezze, e spesso si rifugia in comportamenti autodistruttivi, come la dipendenza dai tranquillanti e dall'alcol.

Il romanzo termina quando Beth ha appena diciannove anni. In una delle sue ultime interviste, Tevis rivelò che stava pensando a un seguito, che però non ebbe mai luce a causa della sua prematura morte (il romanzo è del 1983, Tevis morì nel 1984).

La regina degli scacchi è dunque una lettura molto piacevole: l'avvincente trama procede con il ritmo incalzante di un romanzo d'azione; affronta il tema della redenzione della protagonista, costretta ad affrontare la vita in condizioni di iniziale inferiorità, ma che trova in sè una dote per riscattarsi e raggiungere un imprevedibile successo; e poi il tema del prezzo del talento, della solitudine che accompagna buona parte della vita di Beth e dell'emancipazione femminile, raggiunta grazie all'affermazione di una donna in un mondo (allora) quasi esclusivamente maschile e abbastanza misogino.


Conoscere il gioco degli scacchi non è certo necessario per apprezzare questo libro. Tuttavia i lettori scacchisti possono meglio godersi le pagine in cui sono descritte le partite di Beth, il clima dei tornei, gli intensi momenti che precedono gli incontri ed in generale l'accurata rappresentazione del mondo degli scacchi agonistici.

Il romanzo, pubblicato negli Stati Uniti a poco più di un decennio dalla formidabile conquista del titolo mondiale da parte di Bobby Fischer, è sicuramente influenzato dalla suggestione lasciata da questo solitario e geniale campione americano e dal suo lottare da solo contro tutti i Grandi Maestri sovietici. Lo stesso Tevis lo fa capire con una "Nota dell'Autore" aggiunta al libro: "La maestria negli scacchi dei Grandi Maestri Robert Fischer, Boris Spasskij e Anatolij Karpov è da anni una fonte di godimento per giocatori come me. Dal momento però che La regina degli scacchi è un'opera di fantasia, mi è sembrato opportuno non farli figurare tra i personaggi, anche solo per evitare contraddizioni coi fatti reali".